L’ansia nella Sclerosi Multipla

Abbiamo già parlato (qui) dell’importanza della gestione delle emozioni nel mantenimento del benessere psicologico dell’individuo. L’ansia, sebbene nell’immaginario collettivo sia spesso associata ad una condizione patologica, è anch’essa un’emozione ed assume caratteristiche peculiari quando colpisce il paziente affetto da Sclerosi Multipla.

Le caratteristiche dell’ansia

Quest’emozione, come le altre, ha infatti una sua utilità e presumibilmente ha origini lontane risalenti a quando i primi uomini lottavano per la sopravvivenza attivando un “sistema d’allarme”. Ogni caratteristica favorevole alla specie, perché utile alla sopravvivenza, viene trasmessa alle successive generazioni e il sistema d’allarme dell’ansia, sebbene sia percepito al giorno d’oggi come sgradevole, non fa eccezione.

L’ansia determina infatti un’attivazione cognitiva e fisiologica che precede la reazione di attacco o fuga (fight or flight) ed è utile nella misura in cui, come le altre emozioni, riesce ad essere controllata. Una cattiva gestione dell’ansia porta ad un’attivazione esagerata: battito accelerato, difficoltà a respirare, muscoli contratti, aumento nella velocità di pensiero con conseguente mancanza di lucidità ed altre spiacevoli conseguenze.

I sintomi fisici

Ma l’ansia è anche tipicamente associata ad un’attivazione corporea abbastanza nota: il cuore in gola, la tensione muscolare ed un’attivazione cognitiva che si traduce in nervosismo, stato di allerta che spesso è identificato dalla persona come un sentirsi costantemente sulle spine, l’essere distratto ma anche compromissione di determinate funzioni come memoria e  concentrazione. Nelle persone in cui questa attivazione è cronica, la percezione della minaccia è costante e l’individuo è sempre sulle spine. Per queste persone quasi ogni aspetto della quotidianità è fonte di pericolo.

L’ansia nella Sclerosi Multipla

Passiamo ad un esempio pratico nella vita di un paziente con Sclerosi Multipla. Il paziente si reca a controllo dal neurologo a intervalli regolari ed in assenza di sintomatologia manifesta. Se il soggetto in questione è ansioso può cominciare a immaginarsi gli scenari più catastrofici sull’andamento della visita. Egli sperimenta ogni volta un’ansia crescente fino al giorno del controllo ed innesca così un circolo vizioso che, in questo caso, include anche l’ansia anticipatoria. Spesso durante questo lasso di tempo il paziente chiede numerose rassicurazioni che però, paradossalmente, aumentano l’ansia: l’ansioso infatti non è mai soddisfatto di un’unica rassicurazione; sebbene sul momento la sua ansia si plachi, avrà bisogno di essere rassicurato su altri aspetti e poi altri.

Nella Sclerosi Multipla le condizioni di ansia che possono verificarsi tipicamente sono due: la presenza di un’ansia costante (paura della ricaduta, degli effetti collaterali dei farmaci o continuo auto-monitoraggio della condizione fisica); quella legata a determinate situazioni (diagnosi, controlli, ecc..). Questa distinzione non è fine a se stessa, ma anzi è utile al momento della valutazione e degli obiettivi da porsi durante il sostegno psicologico.

La corretta gestione dell’ansia e il ruolo del sostegno psicologico

L’ esempio di prima, per quanto banale, ci porta ad alcune considerazioni. L’errata gestione dell’ansia spesso inizia da un pensiero catastrofico e dall’incapacità seguente di regolare questo pensiero.

Non è corretto credere che l’ansia scateni il pensiero, spesso accade proprio il contrario! Quello che può verificarsi è invece una sorta di circolo vizioso in cui l’individuo è logorato in ogni momento della giornata dall’ansia e quest’iperattivazione porta poi ad un aumento dei pensieri pessimistici e catastrofici.
Tipicamente il momento peggiore per l’individuo ansioso è il primo mattino, spesso appena apre gli occhi, al solo pensiero di tutte le incombenze quotidiane può sentirsi sopraffatto ed ecco così spiegato il tipico risveglio angosciato col cuore in gola che è chiaramente molto spiacevole per chi lo prova.

Di solito la Sclerosi Multipla porta con sé un notevole carico di emozioni negative; quindi la stessa insorgenza di malattia può far precipitare la persona in uno stato ansioso mai sperimentato prima. Tuttavia può anche accadere che la persona fosse già caratterialmente apprensiva e l’insorgere della malattia è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

Ai fini del sostegno psicologico anche questo genere di valutazione è importante; si cercherà quindi di lavorare con il paziente sulla modificazione dei pensieri che generano ansia e su una loro corretta gestione.

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